Santo Stefano a Gressan

Parrocchia e Castello De Graciano

La leggenda che narra la distruzione della chiesa causata da un’inondazione sembra essere incerta.

 Pare che la chiesa fosse situata più ad est rispetto a quella attuale, e che il crocifisso che oggi si trova appeso su di una casa nella frazione di Bonella a Chevrot, le appartenesse.

 L’attuale chiesa di Gressan e il suo presbiterio, si trovano su quella che una volta era l’ubicazione del castello dei nobili De Graciano, dove peraltro era situata anche la “villa” del cosiddetto Fundus Grattiani.

 In un atto del 4 gennaio 1300 si rende nota la cessione da parte della famiglia De Graciano alla parrocchia del loro podere , e il trasferimento della famiglia nel castello Tour de Villa.

Oggi quello che resta del castello della famiglia De Graciano, che data del XII secolo è soltanto il basamento sul quale s’innalza l’attuale campanile. Inoltre nei sotterranei del presbiterio si trova un pozzo di 25 metri di profondità ormai da secoli inutilizzato.

Osservando la pianta della chiesa attuale e immaginando come poteva presentarsi prima della costruzione della chiesa attuale (1869-1871) si può immaginare che la torre s’innalzasse in quello che poteva corrispondere al cortile interno. Nel XII secolo, nello spazio occupato dalla vecchia chiesa, doveva sorgere l’abitazione dei signori De Graciano; a ovest si trovava la parte rustica con la scuderia e i granai (zona medievale che purtroppo fu demolita da Don Vallochera nel 1972); a nord si allungava verso est gli edifici adibiti ad uso civile. La chiesa che risale al XIV secolo e che corrisponde a quella attuale, subì in occasione delle numerose visite pastorali svariati restauri e ricostruzioni. Probabilmente l’edificio fu ricostruito interamente verso la metà del XVI secolo e consacrato da Monsignore Vercellin il 22 ottobre 1645.

 Nell’anno 1869, il parroco e canonico Claude Teppex, fece costruire la chiesa attuale in corrispondenza della vecchia chiesa. Il nuovo edificio fu ampliato per poter accogliere anche i parrocchiani della chiesa di Saint Jean di Chevrot e della Magdelaine.

A partire dal 1871 queste due chiese furono inglobate dalla parrocchia di Santo Stefano. I lavori di costruzione terminarono nel 1871, e la chiesa fu consacrata il 24 marzo 1878 dal vescovo Joseph Étienne Duc. In quel periodo la chiesa era composta da una navata in stile gotico e costeggiava l’antica strada medievale che collegava l’attuale Ponte Suaz, allora Pons Suavis, a Aymavilles e Cogne. Nella chiesa, costruita in onore di Santo Stefano, si trova un prezioso battistero in stile gotico attribuito allo scultore e ebanista Jean Comoletti e una grande porta a muro a due battenti. Quest’ultima risulta preziosamente scolpita e reca con sé la data del 1630 e sembra essere appartenuta alla confraternita del Saint Rosaire. Inoltre, si pensa che quest’ultima possa provenire dal convento di san Francesco di Aosta, il quale fu demolito nel 1840 per far spazio all’attuale Piazza Chanoux.

Sempre dallo stesso convento provengono probabilmente anche i due grandi candelabri in bronzo che si trovano sull’altare maggiore e che datano del XVII secolo. Alla destra dell’altare si trova una tela del XVII sec. sulla quale è dipinto il patrono di Gressan, Santo Stefano, e nell’angolo destro della stessa si può ammirare uno scudo che porta l’emblema cardinale e lo stemma della famiglia dei Challant.


Una vetrata da salvare

Nel mese di maggio del 1996, il rosone che si trova sulla facciata principale della chiesa ha subito dei danni rilevanti.

Le parti più delicate ed esposte della chiesa, di origine recente, poiché furono costruite negli anni 1869-1871, consacrata il 24 marzo 1878, cominciano a sentire il peso degli anni.

Il prezioso rosone, di forma circolare nel quale viene ritratto san Grato che porta in mano la testa di San Giovanni Battista, ha subito dei danni nella sua parte laterale. L’incidente, percepito come un segnale d’allarme ha permesso di salvare e di riconsiderare la bellezza dell’intera opera artistica.

In effetti, questa splendida vetrata è caratterizzata da una pittura che ne sottolinea la bellezza e la vitalità messa in rilievo dai colori brillanti. Inoltre, meritano un’attenzione particolare e dovrebbero essere restaurate anche le splendide vetrate che illuminano il coro della chiesa che ritraggono Santo Stefano, patrono della parrocchia, il Buon Pastore, Sant’Anselmo, dottore della chiesa e arcivescovo di Canterbury.

Nella “relazione della parrocchia di santo Stefano in risposta al questionario di sua eccellenza Monsignore Jean Vincent Tasseau” (1913), che si trova custodita negli archivi della parrocchia e che qui riportiamo fedelmente, leggiamo la storia del rosone della chiesa di santo Stefano “VETRATE- Le prime vetrate del coro della chiesa sono state piazzate nel mese di settembre dell’anno 1870 e hanno avuto un costo poco rilevante, soltanto 1160 franchi. Sono state prodotte a Pont-d’Aven in Francia nella fabbrica dell’abate F.Pron. Partendo da sinistra la prima vetrata rappresenta SantoStefano, la seconda il Buon Pastore, la terza Sant’Anselmo, arcivescovo di Canterbury e la quarta San Claudio arcivescovo di Besançon e superiore di M.il canonico Teppex. Le due vetrate della tribuna comprresse di telaio in ferro, vetri e griglie sono state donate dal Cavalier Blanchet, e provengono dal palazzo di Louis Fontana di Milano; sono state piazzate in occasione della festa di Ognissanti nel 1901e sono state pagate 700 franchi. Le altre vetrate, in tutto nove, compreso il rosone sulla facciata della chiesa, di tre metri di diametro, e provenienti sempre dal palazzo di Louis Fontana, hanno sostituito nel 1904 le vecchie assi forate a giorno che sono servite da finestre provvisorie per 34 anni. Sono state pagate 3300 franchi che sono diventati 3510 con le spese di piazzamento.Vedere articolo del “Duché”. Questi sono il dono di un benefattore, Sig.Duc(Vescovo di Aosta dal 1872 al 1902, proprietario del castello La Tour De Villa di Gressan), il quale non ha lasciato alla costruzione della chiesa e a altri benefattori che la presa in carico di provvedere alle spese di piazzamento.

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